E allora che ci guadagni? Il colore del grano.
C’è un profumo inconfondibile ed allo stesso tempo appena percepibile; é l’odore del grano.
C’è un colore unico al mondo, non riproducibile atificialmente per le sue mille sfumature, un colore inconfondibile; è il colore del grano.
“Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? […] tu hai dei capelli color d’oro. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…” […]
” Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe.
” Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. […]
” Che bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
” Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe.
” In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino….”
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
” Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. […] “Se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti”.
” Che cos’è un rito?” disse il piccolo principe.
” Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe. ” E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.” […]
I riti nascono a celebrare la natura, a ringraziarla, a benedirla.
C’è un rito anche legato al grano, per esempio, la mietitura del frumento.
Un’attività anticamente fatta a mano e caratterizzata da una certa sacralità. Veniva infatti accompagnata dalla credenza che nel raccolto si manifestasse una forza racchiusa nell’ultimo covone o nelle ultime spighe di grano. Questa potenza assumeva diverse denominazioni: Vecchio per gli Arabi, i Serbi e i Russi; Madonna del grano per i popoli anglo-germanici: Madre della spiga o Vecchia per gli Slavi; Regina del grano per i Bulgari.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina:
“Ah!” disse la volpe, “…Piangerò”.
” La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”
” E’ vero”, disse la volpe.
” Ma piangerai!” disse il piccolo principe.
” E’ certo”, disse la volpe.
” Ma allora che ci guadagni?”
” Ci guadagno”, disse la volpe, ” il colore del grano”.
“Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
” L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
” E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
” Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”
” Io sono responsabile della mia rosa….” Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.*
Come noi siamo responsabili dei nostri campi di grano.
*da Il Piccolo Principe trad. italiana di Le Petit Prince di Antoine de Saint-Exupéry.
Appena ho ricevuto il pacco di #mangiarematera mi è venuto alla mente questo passaggio da Il Piccolo Principe.
Il colore e l’odore del grano, i riti della mietitura, la responsabilità dei contadini e di tutti noi nei confronti del grano, del pane.
Un mondo pieno di storia, tradizioni, simboli e riti.
Un momento fondamentale, ad esempio, era dedicato alla pisata. Quest’ultima indicava tutto quel complesso di azioni che servivano a frantumare le spighe di grano, in modo da riuscire poi a separare il frumento dalla paglia, la cosidetta trebbiatura del grano.
“Un rito vero e proprio, che si ripeteva ogni anno e che intendeva sottolineare un momento importante del ciclo vegetale e sociale. La mietitura era il punto conclusivo delle lunghe fatiche del contadino e dal buon raccolto dipendeva il sostentamento della famiglia e dell’intera comunità.
Il primo passo per la pisata consisteva nell’individuare una zona adatta: l’aria. Un punto pianeggiante e ventoso. E qui scendeva in campo tutta l’esperienza del contadino, che quasi mai era il proprietario del terreno, ma il mitatieri (mezzadro). Trovata la giusta posizione dell’aia si portavano i gregna (i covoni) per la triturazione che era “affidata” agli zoccoli delle mule.” Questa operazione poteva proseguire per giorni.
A questo punto si doveva attendere l’azione del vento per separare il grano dalla paglia. Con un tridente di legno si sollevava in aria il misto di frumento e paglia e il soffiare del vento faceva in modo che la paglia, più leggera, si disponesse ai bordi dell’aria, mentre il grano, più pesante, cadesse al centro del terreno.
Finita la pisata, la spigolatrice raccoglieva le spighe rimaste a terra.
Una favola vera che ha per morale il “piacere” della fatica, del sudore della fronte e del rispetto per la natura con gesti inconsapevolmente ecologisti.
E in questo rito, non è affatto difficile riconoscere un ricordo antico, che riprende la creazione del mondo.
La spiga è nutrimento, la spiga è vita.
E noi ne siamo responsabili, e noi ne dobbiamo essere consapevoli, e a noi sta il ricordare, il tramandare e l’impedire la perdita della conoscenza, dei riti, dei valori che ruotano attorno al grano.
Mangiare matera promuove questa conoscenza, questo concorso mira a diffonderla ed è mio dovere divulgarlo; ed è mio piacere dare un contibuto.
E a chi mi chiede cosa ci guadagno da questo contest e da questo blog, io rispondo, come la saggia volpe: il colore del grano.
Oggi per #mangiarematera ho preparato dei pasticcini. Un piccolo piacere rustico che preparavano al mio paese. Un piccolo piacere che nella sfoglia contiene semola e tutta la tradizione che essa porta con se.
Quanta consapevolezza, storia e cultura può essere racchiusa in un semplice dolcetto!
- 100ml succo di mela
- 20g malto di riso
- 250g semola rimacinata di grano Senatore Cappelli
- 200g di farina 0
- 50g fecola
- 140g olio evo
- 400 g marmellata di fichi e noci*
- 100g noci
- 100g pasta di mandorle
- 50g malto di riso
- 100g acqua
- Per prima cosa preparate la pasta.
- Prendete una ciotola capiente e mescolate le farine e la fecola. Aggiungete ora il malto, il succo di mela e l’olio.
- Impastate il tutto fino ad ottenere un impasto liscio. Coprite l’impasto con un panno e lasciate riposare per 30 minuti. Se l’impasto è troppo secco aggiungete un po’ di succo di mela o di olio.
- Nel frattempo preparate il ripieno.
- Mescolate la marmellata alle noci, e poi alla pasta di mandorle precedentemete schiacciata.
- Mettete ora un pentolino l’acqua e il malto di riso. Scaldate finchè il malto non si scioglie. Mettete da parte.
- Riprendete l’impasto, stendetelo in sfoglie di 1-2mm di spessore. Tagliate quindi dei rettangoli di circa 15x10cm, posizionate al centro un cucchiaino colmo di ripieno e chiudete la sfoglia a metà schiacciando bene i bordi (se necessario inumidite bene i bordi) per sigillarli. Con l’apposita rotella rifilate i bordi fino a formare una mezzaluna allungata. Unite i lembi a formare come dei piccoli tortelli.
- Informate a forno caldo e ventilato (180°) per circa 15 minuti.
- Devono essere dorati ma non troppo cotti.
- Appena pronti (e quindi ancora bollenti) spennellateli con la soluzione di malto di riso e acqua. Poi lasciate raffreddare e servite.
- Conservate i biscotti in una scatola di latta.
*la marmellata di fichi e noci la trovate QUI.
Con questa ricetta pertecipo al contest Mangiare Matera
Fonti web sulla pisata:
http://www.luccasicula.name/il%20grano.htm
http://trinacrianews.eu/ora-vi-racconto-della-pisata-era-davvero-un-rito/
http://www.reteimprese.it/arts_A37475B15434
http://www.caccabe.it/2013/06/29/riti-della-mietitura-in-sicilia-la-pisata-e-la-creazione-del-mondo/
http://guide.supereva.it/antropologia/interventi/2009/07/i-riti-della-mietitura-e-lo-spirito-del-grano
Il piccolo principe l’ho letto per la prima volta da piccolissima e amo ogni tanto rileggerlo perché mi riporta alla mente momenti belli e mi fa sentire sempre “piccola nel cuore”. Le tue foto e le tue parole sono meravigliose e accompagnano in modo perfetto questa splendida ricetta. Hai divulgato in maniera splendida la bellezza del grano.
grazie mia cara!
Conosco quasi a memoria i passaggi tratti da Il Piccolo Principe, in particolare mi piace quello che parla dei riti.
I riti sono le nostre radici. Non possiamo farne a meno per attingere l’energia che ci serve per vivere e crescere, ci ricordano chi siamo, ci danno le motivazioni e ci incoraggiano a continuare a fare ciò che stiamo facendo, perchè se è arrivato fino a noi viaggiando nel tempo attraverso un ripetersi di gesti, non può essere altro che una cosa buona. Grazie per questa bella storia 🙂
È da troppo che non rileggo “Il piccolo principe” (che, ormai una vita fa, ho copiato a mano e a mano illustrato per una mia cara amica.. pensa te), ma che bello rileggerlo qui, con la stessa meraviglia provata nel guardare i tuoi dolcetti (beh, lì c’è anche una percentuale di sbav sbav :P).
Meravigliosi!
Ed io cosa ci guadagno ad aver letto con assoluta attenzione mentre risuonava questa musica stupenda? Ci guadagno solo amore…quel’ amore che tu metti in ogni grammo di farina…ti ammiro sai Bene! Sei grande…un icore grande…un cervello grande! Ti voglio bene e con questa ricetta per me hai conquistato il podio (lo penso veramente)! Bellissimo post…complimenti amica mia!
Ma io ho scritto prima un commento…aiuto dove l’ho lasciato? Non è che tra le tante cose che sai fare c’è anche la poetessa vero? Già le tue foto sono poesia se poi ci metti anche le parole e una ricetta bellissima……io mi vado a nascondere. Benny che ti adoro te l’ho già detto? Un bacio.
pura poesia e puro amore nelle foto, nelle ricette e nella scrittura. Non si può non appassionarsi a questo blog.
Che post splendido, c’è la poesia, ci sono le tradizioni e la natura, ci sono la volpe e il piccolo principe, ci sono delle foto magiche….meraviglioso!
Ciao, Tatiana
Oh Benny,tu sei una persona meravigliosa 🙂
Questi pasticcini, le tue parole.. tutto è così magico e bello! <3 Un bacio grande!
del resto, la stessa frase del piccolo principe l’ho scelta anche io per chiudere il post sul concorso… sarà un caso? In bocca al lupo per il concorso.:)
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Ciao Benny
innanzitutto spero di riuscire a commentare perché mi sono un po’ persa con il login 🙁
Questi biscotti sono la fine del mondo, sembrano dei piccoli ravioli e la doratura della pasta è davvero invitante. Belli e sicuramente buoni! Bacioni
Roberta | Il senso gusto