La Paciarela della mia nonna
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Mia nonna è una grande donna.
Nata il 28/10/1928 a Tredozio, il piccolo ma delizioso paese dove ancora vivono i miei genitori e dove mi rifugio appena posso fuggire dalle mie responsabilità e impegni cittadini.
Nata a tredozio, si sposta all’età di 3 anni a Bologna dove sua madre ha un importante lavoro come sarta e guardarobiera per famose case di moda.
Una mamma impegnata, di classe, che ama molto cucinare ma meno rassettare casa e che ha tanto lavoro, così sta a lei -mia nonna- fare la spesa la mattina presto al mercato ortofrutticolo con le poche lire che le dava suo padre, toccava a lei prendersi cura del suo fratellino, portarlo all’asilo e poi andare a scuola; toccava sempre a lei fare le commisioni per sua madre: portare i giro gli abiti, andare a comprare le stoffe, ecc, ecc…
Poi lo zio proprietario di un albergo sulle coste messicane con la crisi del ’29 perde tutto e dopo pochi anni torna a casa.
Grazie a lui il padre di mia nonna cambia lavoro e la famiglia da Bologna si trasferisce a Foggia. La città cambia ma non le mansioni di mia nonna che a soli 7 anni manda avanti la casa: stira, lava i piatti, pulisce e impara… impara tanto. E’ in collegio, e impara la storia, la lettura e sopratutto tante poesie, amava (e la ama ancora) la commedia e il teatro. Era sempre la migliore a recitare e tutti i compagni di scuola si incantavano ascoltandola. (Questo a soli 7 anni pensate come mi incantavo io e mio fratello quando le storie le raccontava a noi! ^_^)
Poi quell’asciugamano non suo e quella brutta infezione all’occhio le fanno lasciare il collegio.
La famiglia si trasferisce di nuovo, questa volta a Milano perchè la mamma ha ottenuto un importante impiego presso la contessa Tal dei tali, e vivono così nella capitale lombarda per alcuni anni.
La guerra comincia ad avvicinarsi, il lavoro comincia a scarseggiare e la città lombarda non riesce più a nutrire i suoi abitanti.
Si decide di tornare al paese natio, perchè in campagna qualcosa da mangiare la puoi sempre trovare.
E’ qui che mia nonna all’età di 13 anni si sposa con quel ragazzo alto e tanto mite che raccoglieva il ferro vecchio nelle campagne del paese.
La festa finisce però, quando lui deve partire per la guerra. Lei rimane sola e c’è bisogno di mandare avanti la casa e mantenere i suoi genitori così comincia a lavorare, e ben presto diventa la cuoca della Trattoria del paese.
Ed è proprio come cuoca in questa antica trattoria (oggi purtroppo rimpiazzata da una pizzeria) che lavorerà fino al 28/10/1955 quando il mio papà venendo al mondo portò la necessità di uno stipendio più alto e si trasferì così a lavorare nella Casa di Riposo.
E quando mio padre decise di fare l’università (cosa rara all’ora per mancanza di fondi) mio nonno era contrario perchè non c’erano soldi ma lei cominciò a fare le notti e a lavorare anche nel weekend riuscendo così, DA SOLA, a pagare a mio padre 7anni di ingegneria a Bologna.
Il ricovero divenne quindi la sua seconda casa, sopratutto dopo la morte precoce di mio nonno e qui servì fedelmente gli anziani fino ad oggi…anzi, ovviamente in beneficenza, ci lavora ancora oggi.
Inutile dopo questa storia dirvi perchè penso che sia una gran donna.
E questa ricetta è sua. E con amore l’ha tramandata a me.
Anzi, quella delle foto, in particolare, l’abbiamo preparata assieme a casa sua.
INGREDIENTI
1 kg di farina di mais non raffinata per polenta
2 porri (solo la parte bianca)
300gr di fagioli borlotti già cotti
5 cucchiai di concentrato di pomodoro
1 spicchio di aglio
1 rametto di rosmarino
olio evo q.b.
acqua q.b.
PROCEDIMENTO
Per prima cosa tagliate il porro a fettine e poi sminuzzatelo come fareste con la cipolla per fare il soffritto, idem con lo spicchio di aglio se piace oppure lascaitelo intero e rimuovetelo a fine cottura e metteteli a soffriggere in un tegame dal fondo spesso (o di coccio) abbastanza capiente con un pò di olio evo.
(Ecco, cominciamo già con le parentesi ^_^ Mia nonna di olio evo ne mette almeno un dito sul fondo del tegame ma io come al solito riduco le dosi e ne metto sempre uno o due cucchiai. Quindi ricetta originale anche una decina di cucchiai, la mia solo uno e due)
Quando il porro sarà rosolato ma non bruciato, aggiungete i fagioli e mescolate. Poi aggiungete il concentrato di pomodoro e ricoprite il tutto con tanta acqua (che superi almeno di una mano i fagioli). Aggiungete anche il rametto di rosmarino.
Mettete un coperchio e lasciate bollire almeno due ore a fuoco medio rimescolando di tanto in tanto perchè non si attacchi.
Nel frattempo preparate la polenta nel paiolo con acqua e farina di mail non raffinata, perchè la paciàrela è un piatto povero.
(La mia nonna e io pure la polenta la facciamo a mano nel paiolo grande e la mescoliamo con il bastone tipo mattarello senza manici, ma penso venga bene anche con lo strumento meccanico).
Quando la polenta è pronta, prendete il sugo di fagioli e riversatelo nel paiolo della polenta e mescolate il tutto per un minuto o due poi spegnete il fuoco.
Prendete un mestolo e mettete la Paciàrela nei piatti fondi da minestra.
Potete gustarla così, tiepida o fredda. Ma la “morte sua” è fritta.
Per farla fritta: quando si sarà solidificata nei piatti, riversatela sopra un tagliere e e tagliatene delle fette di circa un cm di spessore.
Poi friggetele per pochi secondi in abbondante olio bollente e passatele nella carta assorbente prima di servirle.
* nota bene: Mi raccomando per friggere usate olio evo che ha il punto di fumo più alto tra gli oli esistenti oppure olio di semi di arachidi che ci si avvicina molto ma mai di semi misti!
Con questa ricetta davvero d’altri tempi partecipo al contest della mia cara Simo con il blog Dragonfly Shop:
e al contest di Luna:
e siccome è proprio una ricetta invernale la invio per la relativa sessione anche a Veronica :
Buon appetit,
B.
Ma che meraviglia Benedetta! storia davvero affascinante!
Un bacio grande alla tua super-nonna!
Scalda il cuore solo a guardarla. Adoro le ricette della tradizione e con tutto l’amore che ci hai messo dentro è sicuramente speciale. Baci, buon we
Tua nonna è un mito, sono molto belle queste storie di forza al femminile (a volte mi chiedo perché in tv passano certe schifezze, quando basta guardarsi un po’ in giro per vedere delle storie sensazionali da raccontare… altro che Mildred Pierce, che pure è un bel lavoro!)
La ricetta è semplicemente da fare, fantastica. Si può anche condire?
La Paciàrela nasce come piatto povero e quindi privo di condimenti ma puoi ovviamente sbizzarrirti con i condimenti tipici per la polenta. C’è anche chi all’interno mette la pancetta o il ragù. Ma l’originale è quella più povera… 🙂
un abbraccio
che splendida storia quella della tua nonna, ma esistono ancora donna come lei ???
Benedetta perdonamise questa volta tutta la mia attenzione non è alla ricetta, leggendomi sono commossa pensando a quella bambina che si è ritrovata donna senza neanche saperlo… questi racconti fanno bene a noi e ai nostri figli, perchè ci fanno capire che non sempre è stato così, che non semrpe si poteva scegliere e bisognava tirarsi indietro le maniche….. Grazie per questa testimonianza che fà onore a te ma soprattutto alla grande donna che hai avuto e hai, di avere accanto…. Abbracciala da parte mia…. Le donne hanno fatto la storia alto che balle….
Baci Ely
Ecco…sarà che nevica, che non puoi andare a fare la spesa ecc ecc ecc…ma che bontà è questa ricettina??? Leggendo della tua nonna, mi è venuta in mente la mia…erano donne d’altri tempi…forti e dolci insieme…bellissima storia.
Un bacio e buona giornata
Che bella storia, Benedetta, sembrava di leggere Rosetta Loy. Una storia un po’ amara, ma in fondo anche no. Perché la tua nonna, tra sacrifici e lavoro, può guardarsi indietro e dirsi che ha fatto qualcosa di buono. E che ne è valsa la pena.
Mi sono commossa a leggere la storia di tua nonna…davvero una donna forte. La ricetta è speciale, come lei! un bacione
intensa, la storia di questa nonna speciale… e meraviglioso che possiate ancora cucinare insieme….
E’ emozionante la vita di tua nonna….davvero una grande donna!!!
E poi…siamo nate lo stesso giorno! 28/10…. 🙂
La sua ricetta mi piace tantissimo. e visto che ora mi hai colpito con lei e con la sua ricetta, voglio assolutamente provarla!!!
Che bella storia Benedetta! E che bella ricetta, autentica! Veramente un bel post 🙂
P.s. i piatti sono di Kartell 🙂
Ciao tua nonna mi ricorda molto la mia… anche lei ha dovuto crescere 5 fratelli e portarseli “in groppa” fin da piccola, con conseguenti mostruosi problemi alle ginocchia da adulta (due ginocchia, due protesi…) e anche lei era una cuoca d’eccellenza. queste nonne, sono ed erano donne favolose, costrette ad affrontare la vita fin dalla tenera età ma sempre pronte a donarti tutto il loro amore. La vostra ricetta mi stuzzica parecchio e me la segno!!!! Ciao e grazie per il tuo racconto che mi ha fatot pensare alla mia cara e amatissima nonna che non c’è più.
Mi sono commossa fino alle lacrime a leggere la storia della tua nonna (grandissima donna, che ricorda tanto la storia della mia, morta tre anni fa…..), e ti ringrazio per aver voluto dedicare al mio contest questo post meraviglioso, è un onore!
Un abbraccio alla tua nonna e a te, ovviamente!
p.s: tiene caldo la sciarpona?
Baci
Ci hai raccontato una bellissima storia: la vita di una grande persona! Le storie tramandate come le ricette del resto sono sempre quelle che vuoi o non vuoi rimangono e rimarranno nel nostro cuore.
Un abbraccio 🙂
Sono emozionata… una vita da ricordare, una fortuna incredibile per te poter godere ancora dei suoi racconti e delle sue ricette. Dolcissimo pensarvi insieme a cucinare questa ricetta povera ma come sempre accade in questi casi ricca, ricchissima di storia e amore.
Un abbraccio
Le nonne non so’ perché ma sono convinta siano tutte delle grandi donne, soprattutte quelle che hanno attraversato periodi storici difficili e conosciuto la fame durante la guerra, riescono a dare il giusto valore alle cose e trovare sempre del buono nelle altre persone. Sono un valore per la famiglia e per la società peccato che a volte si capisca troppo tardi. Dai un abbraccio alla tua nonna da parte mia forte forte e se capiterà sarei onorata di poter assaggiare questa ricetta preparata da lei anche con dieci cucchiai di olio 😉
Baci baci
Sonia
Grazie per questa bella storia che hai voluto condividere con noi. La memoria è importante, e le storie come questa possono solo insegnare qualcosa. Un abbraccio a te e alla tua nonna! sai che ho riscoperto anch’io la farina di mais in diverse ricette? è davvero squisita! questa paciarela sa di buono, caldo e gustoso, anche se fatta con ingredienti “poveri”! a presto!
Mi dispiace doverlo ammettere, ma donne così non credo ce ne siano tante oggi….mia mamma (vita simile) è del 1929 :-)) Questa ricetta mi piace molto, complimenti e un abbraccio virtuale a tua nonna 😉
A presto
una storia bellissima e commovente che mi ha completamente rapita tesoro…che nonna fantastica che hai dalle un bacione da parte mia e dille che l’ammiro tantissimo!!
Questa ricetta è favolosa di quelle rustiche e gustose da segnare e provare quanto prima!!
baci,Imma
Un bellissimo racconto seguito da una ricetta altrettanto bella e gustosa, da provare e tramandare ^-^ a presto!
Onestamente vado molto di fretta oggi e come si sa’ quando si possono passare alcune ore davanti al pc (occasione rara x me) si cerca di fare tutto cioe’ quasi l’impossibile!!! ma sono rimasta catturata dalla storia di tua nonna che dev’essere stata davvero una grande donna…bellissima la sua storia e sicuramente molto sofferta! ecco xche’ io quando sento delle persone lamentarsi di problemi imparagonabili ai suoi sbuffo un po’ (anche se nn abbiamo tutti la stessa forza di reazione)anche se oggi ci sono tempi duri da affrontare ma tutti (o quasi)abbiamo un tetto, una casa calda e una tavola imbandita…sembrera’ strano x molti ma a me questo basta e gratifica!!! xche’ c’e’ ancora gente che muore di freddo e di fame!!! scusami mi sono prolungata…complimenti x la ricetta di quello spettacolo di donna e x il tuo blog a cui m’iscrivo subito!!!!! se vuoi passa da me ^_^
una storia d’altri tempi, una donna d’altri tempi, una ricetta d’altri tempi. Un tempo che è passato, ma che ha portato fino a te il ricordo, il profumo e l’amore di una donna speciale. Ho letto il tuo post con il cuore in mano nel ricordo della mia amata nonna e che al solo pensiero mi vengono le lacrime aglio occhi. Un affettuosa carezza alla tua amata nonnina che ancora può raccontarti e amarti. Baci.
Mi ha commosso il tuo post, quando si parla di nonne è sempre emozionante. E le ricette che ci hanno tramandato loro hanno quel qualcosa in più. Buon fine settimana!
Che bella storia e che ricordo meraviglioso, grazie per averlo condiviso. Bellissima la narrazione, dovresti prendere in considerazione l’idea di scrivere un libro.
Davvero, io mi sono commossa.
Meraviglioso racconto e meravigliosa ricetta, bravissima!
E’ quella di cui mi parlavi???!!!
sarei proprio curiosa di assaggiarla! grande nonna :))
Questa ricetta è da OSCAR, splendida per la sua storia, gli ingredienti e l’amore con cui è fatta, ciao, se mi leggi fammi sapere se posso mettere per il contest la ricetta di stamattina (riciclo delle tagliatelle MTC), ciao.
Belle foto, come sempre atnosfere curatissime! Ti ho segnalata qui: http://simonaskitchen2.blogspot.com/2012/02/versatile-blogger-award.html buon w.e,. Simo!
Finita di leggere la storia di tua nonna torno in cima e ricomincio, come con il repeat. Molto interessante il tuo blog, d’ora in poi non posso perdere più nessun post 🙂
Come mi sarebbe piaciuto conoscere le mie nonne e invece sono entrambe morte prima che io nascessi. Porta avanti le sue tradizioni perché sono un tesoro. I tuoi figli ameranno questi racconti.
Ti abbraccio
ma come sono contenta, benedetta, hai vinto il contest della docle simo!!!!! complimenti, te la meriti tutta, e tu lo sai perchè!!!!!
ciaooooooooooooo, brava bravissima!!
Complimenti per la vittoria, questo post e questa ricetta la meritano tutta!!
Ho scoperto questa ricetta grazie alla tua vittoria….mi stavo perdendo una meraviglia! Congratulazioni e un bacio grande a quella donna fantastica. Pat
Complimenti! E hai ragione: tua nonna è una grande donna, e tu pure! ciao